sabato 27 ottobre 2012

Processo Mediaset: Berlusconi condannato a 4 anni. Epilogo di una parabola antidemocratica?


     Quattro anni di reclusione. Cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. 10 milioni di euro a titolo di provvisionale da risarcire all’Agenzia delle Entrate. È la pena contenuta nella sentenza di primo grado che condanna, tra gli altri, Silvio Berlusconi, accusato di riciclaggio e frode fiscale al termine del processo Mediaset, sulla compravendita dei diritti televisivi.
     La sentenza, di qualche ora fa, arriva dopo dieci anni di indagine e sei anni di processo, anni in cui la Magistratura ha dovuto fare lo slalom tra i vari provvedimenti salva-premier (legittimo impedimento, lodo Alfano…) che Berlusconi si è fatto in questi anni. Ma, ed è quello che importa di più, arriva anche (guarda caso) pochissime ore dopo il videomessaggino stile “Scendo in campo 1994” che il Cavaliere si è fatto mandare in onda sulle sue reti, per annunciare la sua “libera” scelta di non ricandidarsi alle prossime politiche.

     La Magistratura ha scoperto un sofisticato sistema di evasione che serviva a creare fondi neri per Silvio Berlusconi attraverso un passaggio dei diritti dei film a una catena di intermediari e società schermo che aveva il solo scopo di far gonfiare i costi dei diritti televisivi dei film trasmessi in TV: Silvio Berlusconi non comprava dalle major americane da cui provenivano i film, ma da altre persone giuridiche (intermediari e società, di cui alcune di sua stessa proprietà!) a prezzi superiori; in questo modo, da una parte, riusciva ad avere agevolazioni fiscali aumentando il passivo dei suoi bilanci, dall’altra creava fondi neri perché si metteva da parte i soldi della “cresta” che provenivano dal pompaggio dei costi. Secondo i PM che hanno seguito la vicenda, in particolare Fabio De Pasquale, i fondi neri creati e andati tutti esclusivamente a carico di Berlusconi arriverebbero a 270 milioni di euro.

     Tra gli altri imputati figurano Frank Agramo (condannato a 3 anni), il «socio occulto» del Cavaliere in questa faccenda; Fedele Confalonieri (assolto), Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi), Gabriella Galetto (1 anno e 6 mesi), Paolo Del Bue (prescritto) e altri dirigenti. Ma il «dominus indiscusso», come l’ha definito la Magistratura, è e resta sempre lui: Silvio Berlusconi, a cui i giudici hanno dovuto riconoscere una «naturale capacità a delinquere»; l’ex premier è rimasto «al vertice della gestione dei diritti […] anche dopo la discesa in campo».

     In seguito alla vicenda, Berlusconi ha provato a salvare il salvabile. Ovvero, quel po’ di faccia che crede essergli rimasta. E per farlo ha sfoggiato ancora una volta il suo solito repertorio di dichiarazioni “indignate”: finge di sentirsi sorpreso della condanna, parla di una «accusa totalmente fuori dalla realtà», accusa ancora la Magistratura di fare «accanimento giudiziario» nei suoi confronti ai fini di lotta politica, ma soprattutto non ci ha privati (no, neanche stavolta) dell’invidiabile corredo estate-autunno-inverno di processi giudiziari di cui sarebbe stato vittima in tutti questi anni, citando numeri di processi subiti, spese per avvocati, udienze tenute a suo carico, perquisizioni (ovviamente gonfiando e reinventando un po’ le cifre per rifinire bene la sua immagine di martire delle Toghe Rosse)… Insomma, le solite cose. Un repertorio che dovrebbe aggiornare.

     E dire che si era sforzato anche alcune ora prima, quando volle riandare in onda sul TG5 per farsi trasmettere il videoclip con cui si “congedava” (almeno formalmente) dalla scena politica. Un video un po’ fiacco (molto più passionale quello del 1994), dove si vede un vecchietto consapevole dell’imminente colpo che stanno per infliggergli, che ha parlato delle «follie» che ha fatto per amore dell’Italia (e ne ha fatte eccome, di follie!) e di quanto sia «fiero e consapevole dei limiti della sua opera» (fiero???), che sceglie “liberamente” di fare un passo indietro per fare largo ai giovani che devono continuare a “fare goal” al posto suo. Dà poi la colpa alla “sinistra accentratrice”: dice che in questi 19 anni ha portato l’Italia alla rovina e ha provocato il debito pubblico (anche se poco prima aveva detto, ed è vero, che per quegli stessi 19 anni c’è stato lui per quasi tutto il tempo…).

     Ma rivediamolo, questo videomessaggino, ultimo atto formale della sua discesa in campo. Anzi, rivediamoli entrambi: il primo e l’ultimo. Così chiudiamo il cerchio. Ecco dunque a voi, a mo’ di monito, l’inizio e la fine di questa sgradevole, corrotta, snaturata, manipolatrice, diseducativa e catastrofica avventura politica. L’alpha e l’omega di un politico coinvolto da scandali di mafia, di un presidente illegittimo che secondo la legge (l. n.361 del 1957, art.10) non è mai stato nemmeno eleggibile, di un imprenditore oggetto di indagini di frode fiscale, riciclaggio di denaro sporco e una lunga serie di incalcolabili reati. L’alba e il tramonto di un mito al negativo degno solo della fine che ha fatto.


Annuncio della discesa in campo
(26 gennaio 1994)




Annuncio di addio alla politica
(15 ottobre 2012)




     E, per chi non vuole rinunciare ai particolari della vicenda, ecco la lettura completa della sentenza, dove vengono spiegati tutti i reati e i meccanismi della frode:


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