sabato 11 maggio 2013

Processo Mediaset. Berlusconi condannato anche in appello: ha rubato allo Stato


     Alla fine di ottobre 2012 Silvio Berlusconi veniva condannato in primo grado a 4 anni di carcere, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 10 milioni di risarcimento all’Agenzia delle Entrate perché dichiarato colpevole del reato di frode fiscale riguardo i diritti dei film delle sue case televisive. Sei mesi dopo, la conferma definitiva della colpevolezza del Cavaliere arriva con la sentenza della Corte d’Appello di Milano: Berlusconi ha effettivamente truffato lo Stato.

     Lo hanno stabilito, tramite prove, i giudici della seconda sezione penale della Corte d’Appello lo scorso 8 maggio 2013, confermando quanto emerso nel processo di primo grado. E quando anche la Corte d’Appello conferma il capo di imputazione attribuito a un imputato vuol dire che i fatti contestati in primo grado sono stati dichiarati veri e provati. Per cui, anche se ora Berlusconi ricorrerà in Cassazione per sollevare i soliti dubbi sui vizi di forma della sentenza, tuttavia resta stabilito che l’evasione fiscale fatta ai danni dello Stato (cioè a noi) è un fatto effettivamente avvenuto.

     Questa è la prima volta che l’ex premier viene condannato anche in appello: in tutti questi anni infatti ha fatto tutto quanto era in suo potere per schivare le condanne, attraverso lodi e scudi, leggi ad personam e riduzione dei tempi della prescrizione. Stavolta i giudici hanno avuto meno dubbi: la sentenza d’appello conferma gli elementi più importanti della vicenda, che si possono così riassumere:
  1. Berlusconi ha ideato in prima persona un sistema di evasione fiscale sfruttando la compravendita dei diritti tv dei film trasmessi da Mediaset;
  2. L’evasione e la frode si sono protratte nel tempo ed sono state effettuate grazie all’aiuto di società e individui con funzione di prestanome (come il produttore Frank Agramo, anche lui condannato) che facevano gonfiare apposta i prezzi dei film, tramite una serie di passaggi di vendita finti ad intermediari, le società off shore all’estero e i privati, appunto. La consapevolezza del reato, l’uso di complici e la reiterazione nel tempo hanno impedito che i giudici concedessero le attenuanti generiche.
  3. L’evasione si è accompagnata all’accumulo di un capitale nero privato per Berlusconi, che ha così aumentato ancora di più i suoi mezzi economici «all’estero, ai danni non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore», come cita la sentenza.


     È bene ricordare che quando partirono le indagini i reati contestati a Berlusconi erano ben tre: frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita. Poi questi ultimi due sono caduti in prescrizione (ancora una volta quindi la magistratura non ha avuto modo di appurare fino in fondo la natura dei reati) durante i ben 6 anni di processo di primo grado.

     I giudici hanno rilevato che Berlusconi non era solo semplice beneficiario di questa complessa e contorta strategia di evasione e frode fiscale, bensì era proprio l’ideatore del meccanismo. Si legge nella sentenza di appello: «Bisogna considerare il ruolo di Berlusconi, di direzione e di ideatore, fin dai primordi del gruppo, di una attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale. Va poi considerata la particolare capacità a delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno consistito nell’architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali. Dalla suddetta attività è conseguita per l’imputato una immensa disponibilità economica all’estero» (il grassetto è mio).

     Ora Berlusconi spera non tanto nella Cassazione, ma nell’uso della Cassazione per arrivare alla prescrizione anche di quest’altro reato: tale prescrizione arriverà nell’estate 2014. Fino ad allora occorrerà chiudere questa faccenda. Nel caso in cui Berlusconi non riuscisse nel suo intento dovrebbe scontare un anno di carcere (3 dei 4 previsti dalla sentenza sarebbero indultati), dovrebbe risarcire lo Stato con 10 milioni di euro assieme agli altri coimputati, sarebbe interdetto da qualunque carica societaria per 3 anni e, cosa molto più importante, non potrebbe candidarsi ad alcuna carica istituzionale per ben 5 anni.

Esponenti del Pdl che inneggiano all'odio verso i magistrati.
  Intanto arrivano direttive ben precise agli esponenti del Pdl: Berlusconi impartisce ordini, dà istruzioni, distribuisce frasi fatte da esibire alla stampa. La parola d’ordine è “non mettere in mezzo il governo”. Già, perché il Cavaliere fraudolento, reduce da ben cinque condanne, si sarebbe pure potuto permettere il lusso di minacciare la “stabilità” del governo che abbiamo ora e che non ci siamo scelti. Inoltre, giusto perché nel Pdl sono coerenti, Berlusconi ha dato il via all’ennesima, ridicola manifestazione di protesta dei pidiellini davanti al Tribunale di Milano, capitanati da Alfano (che in questo momento ricopre tra laltro le cariche di ministro degli Interni e vicepremier: alla faccia dell’imparzialità e della professionalità istituzionale!). Perché ai pidiellini non stanno bene le decisioni dei giudici… anche se sono emanate a fronte di prove. È davvero tristissimo assistere ancora una volta a questi patetici tentativi di mobilitare l’opinione pubblica, soprattutto in un contesto in cui Napolitano (che ha creato un brutto governo piuttosto che restare senza governo per qualche giorno in più) e Letta ci imbottiscono con quella stronzata del “non divisismo” e della “pacificazione”, ovvero quella ridicola pretesa che, almeno in questa fase “transitoria” (?), le forze politiche abbiano la capacità di appianare i loro contrasti e le loro differenze in nome di un più alto e nobile spirito di coesione e fratellanza per il bene del paese. Anche bevendoci questa insulta minestra per tonti, Berlusconi non è riuscito nemmeno in questo: eccolo lì infatti a muovere i fili del dissenso, a spargere odio e sfiducia nei confronti dell’istituzione della magistratura. Ancora più vile, quindi: non solo Berlusconi non accetta di pagare per i reati che ha commesso, non solo si ritrova ad avere mezzi economici e potere guadagnati violando la legge con cui gestisce la vita politica del nostro paese e incrementa il suo potere personale a nostre spese, non solo ha fatto pressioni su Napolitano affinché desse ai suoi uomini i posti chiave nell’esecutivo, non solo prova a plagiare la gente raccontando la sua versione senza contraddittorio, ma addirittura sfrutta i suoi guai giudiziari per incolpare i giudici di una cosa che sta facendo lui, ovvero dividere la gente e disgregare le forze politiche.

     Ora, per fine mese, è prevista anche l’emanazione della sentenza di primo grado per il processo Ruby, quello che lo vede imputato per prostituzione minorile e concussione. A tal proposito il porco di Arcore ha già provveduto a organizzare sulle sue reti un documentario sul caso, ovviamente raccontato a modo suo, per apparire l’angioletto casto e puro che ha fornito migliaia di mezzi a ragazzine invitate alle sue feste solo per evitare che si prostituissero. La vaccata andrà in onda domani.
     Intanto, tra i mille matti e le pecore indottrinate, ci sono anche molti che sperano che questo losco individuo paghi il suo conto alla giustizia, magari senza dimenticarsi di certi altri oneri che potrebbe lasciare in sospeso…



Nessun commento:

Posta un commento