venerdì 2 agosto 2013

Sentenza Mediaset: Berlusconi condannato definitivo. Chiamatelo pure pregiudicato

     Sulla giornata del primo agosto 2013 erano puntati praticamente gli occhi di tutto il mondo: in strada non si capiva se c’erano più cittadini filoberlusconiani, compreso l’Esercito di Silvio, o più giornalisti. Emittenti di tutti i tipi e da ogni parte del globo attendevano la decisione finale della Suprema Corte di Cassazione in merito alla condanna di Silvio Berlusconi relativa al processo Mediaset, in cui si accusa il Cavaliere, assieme ad altri tre imputati, di frode fiscale.

La sentenza
     La sezione feriale della Corte di Cassazione, dopo sette ore di camera di consiglio, emette il verdetto; il giudice presidente, Antonio Esposito, comincia a leggere: «La Corte suddetta rigetta i ricorsi di Agrama Frank, Galetto Gabriella, Lorenzano Daniele, che condanna al pagamento delle spese processuali. Annulla la sentenza impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio…»: e a questo punto in strada è un boato di gioia. L’Esercito di Silvio leva cori di esultanza, si pensa tutti che Berlusconi sia stato salvato dai giudici. Ma poi la lettura prosegue: «… Annulla la sentenza impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio limitatamente alla statuizione relativa alla condanna alla pena accessoria dell'interdizione temporanea per anni 5 dai pubblici uffici […] Rigetta nel resto il ricorso di Berlusconi […] Condanna tutti gli imputati, in solido, al pagamento in favore della parte civile, Agenzia delle entrate, delle spese dalla stessa sostenute in questo grado di giudizio, liquidate in complessivi euro 5000, oltre accessori come per legge»


     A quel punto cala il gelo. Niente salvezza. La Corte Suprema conferma la condanna di reclusione per tutti gli imputati, quindi anche per Berlusconi. Solo la pena accessoria di interdizione non viene confermata: non spetta infatti alla Corte di Cassazione valutare questo aspetto, poiché essa non decide nel merito; viene rimandato quindi alla Corte d’Appello di Milano il compito di quantificare con precisione gli anni di interdizione (che comunque saranno inflitti) da dare a Berlusconi. Ciò avverrà in autunno, con apposito processo (si spera molto breve, dal momento che si deve solo decidere un numero), che sarà in quanto tale impugnabile in Cassazione (anch’esso).
     Già il procuratore generale della Cassazione, Antonio Mura, aveva chiesto di riformulare a ribasso la pena accessoria: da 5 a 3 anni, come è prescritto per i reati fiscali. Ma i giudici non hanno accolto l’istanza e hanno seguito la procedura, rimettendo tutto ai veri giudici competenti e ora Berlusconi rischia da 1 a 3 anni di interdizione. Questo allungherà per un po’ il periodo di permanenza di Silvio al Senato.



Gli imputati
     Gli altri imputati, oltre al risarcimento alla Agenzia delle Entrate, sono stati condannati a 3 anni e 8 mesi (Daniele Lorenzano), 3 anni (Frank Agrama, il “socio occulto” di Berlusconi) e 1 anno e 2 mesi (Gabriella Galetto).
     Per Berlusconi invece, che veste i panni di politico, la cosa è un pelino più compromettente: innanzitutto per lui si tratta in assoluto della prima vera condanna definitiva in vent’anni di egemonia politica e ideologica nel nostro paese. L’uomo e il politico sono stati presentati per la prima volta all’opinione pubblica come ufficialmente pregiudicati: da oggi si può dire che Berlusconi è un delinquente, quello che finora si poteva solo sussurrare in silenzio a causa del politically correct e del rischio denunce, oggi invece si può gridare: Berlusconi è stato (con grande ritardo, dovremmo dire) smascherato dai giudici per quello che è, un ladro.
     Curiosa a tal proposito la sua difesa: secondo lui e i suoi avvocati egli non si occupava di Mediaset, eppure afferma con tanta convinzione che nella sua società non c’era alcuna irregolarità. Sospetta tutta questa sicurezza per uno che afferma di non essersi più occupato di televisione da quando è sceso in campo!

Effetti e conseguenze della sentenza
     Dei 4 anni di reclusione, 3 sono stati indultati, e l’anno restante si potrebbe scontare ai servizi sociali, ma in tutta probabilità Berlusconi lo passerà ai domiciliari in una delle sue magioni principesche. Ciò che più importa è però che con questa sentenza Berlusconi perde i suoi privilegi di parlamentare, per cui il Senato non potrà pronunciarsi sulla sua permanenza in Parlamento.
     Inoltre su Berlusconi gravano almeno due cose nel prossimo futuro: la prima è la sentenza di primo grado del processo Ruby, per la quale l’accusa ha chiesto l’interdizione perpetua; la seconda è la legge anticorruzione, secondo la quale i condannati a più di due anni sono dichiarati direttamente ineleggibili.
     Le cose, quindi, si complicano alquanto per il leader del Pdl, i cui avvocati dovranno inventarsi davvero qualcosa di magico per salvarlo. E a proposito della squadra di legali, quei principi del foro di Coppi, Ghedini e Longo parlano addirittura di portare la questione in Europa: per loro è una cosa inconcepibile che sia arrivata una condanna del genere. In realtà loro sapevano benissimo ciò che sarebbe successo e lo sapeva anche Berlusconi.

Il (solito) videomessaggio apologetico
     In tutto questo caos e in questo clima di agitazione, Berlusconi non ci ha risparmiati (neanche stavolta) il solito videomessaggio lanciato dalle sue reti televisive (rigorosamente Rete4). In questo clip girato a Palazzo Grazioli, Berlusconi pensa a ciò che non dimentica mai di curare: la sua immagine. Ha sempre tenuto molto al suo impatto col pubblico, ha sempre avuto premura di apparire bene e del resto gran parte del suo successo va alle sue doti di attore (non solo in senso legale). Vogliamo rivederlo, se non altro per un motivo: per vedere come un uomo sia capacissimo di mentire sapendo di mentire e quanto questa sua abilità possa indurre gli altri ad aver pena per lui e a sostenerlo. Vediamo, ora che sappiamo i fatti, fino a che punto riesce a ingannare la gente quest'uomo.


     Per chi “segue” gli show audiovisivi di quest’uomo, non è nuova la carrellata di tematiche.
     C’è il solito, sempre poco motivato, attacco ai magistrati, sminuiti e screditati solo perché non sono eletti dal popolo (come lui), ma tali per superamento di concorso pubblico (il che, come si sa, è un’ulteriore garanzia di imparzialità); c’è la negazione del contributo nella scoperta di Tangentopoli (fosse stato per lui, si sarebbe continuato alla grande, mentre quello fu storicamente il primo caso eclatante della nostra storia in cui la disonestà di certi politici divenne un fatto accertato e di dominio pubblico); c’è il ricordo di molti suoi processi non conclusisi con sentenze di condanna (omettendo di dire però che tra quelli c’è un bel po’ di giudizi semplicemente caduti prescritti, non conclusisi con assoluzione, che è diverso); ci sono i piccoli lapsus («le “mie” televisioni»); c’è l’offesa aperta ai giudici che l’hanno giudicato (ma nessuno lo denuncia per diffamazione? I giudici hanno prove quando condannano, lui infanga l’onore delle persone forte solo della sua frustrazione! Il comico Luttazzi fu denunciato per vilipendio alla nazione solo per aver detto a Travaglio che era un giornalista libero «in questo paese di merda», riferendosi all’Italia dei furti, della corruzione, dei politici disonesti)… Degno di nota e particolarmente indignante è il commento sul modo, a suo dire egregio, con cui il suo gruppo ha rappresentato l’Italia nel mondo… E qui potremmo far mattina a fornire esempi del contrario: tra le corna nelle foto, le battute razziste su Obama e sui musulmani, forse l’esempio che più calza fu il suo intervento al parlamento europeo all’inizio degli anni 2000, che seminò una vergogna indicibile e incommentabile.
     Nota di carattere psicologico: sono visibilissimi sul volto di quest’uomo i segni della menzogna, a cominciare dalla scarsissima espressività che mette nel suo racconto (ciglia immobili per esempio), che, come si sa in un certo ambiente scientifico, è uno dei più preziosi indizi della bugia. Viene da chiedersi inoltre con che faccia questo governo possa aspettarsi che gli italiani facciano sacrifici, sapendo che la sua parte più consistente e influente è figlia di un uomo che ha rubato allo Stato, ovvero a noi…

Napolitano incoraggia le riforme di Berlusconi
     Tra i vari commenti arrivati alla sentenza particolarmente aberrante è stato quello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dopo aver banalmente detto che bisogna rispettare la magistratura, Napolitano se ne esce col dire che il governo deve continuare sulla riforma della giustizia, guarda caso tema molto ma molto caro a Berlusconi, con cui ha chiuso non a caso il suo videomessaggio, Certo: siamo in piena recessione economica, c’è l’urgenza fortissima di una nuova legge elettorale e per questi signori occorre riformare la giustizia. Avete mai letto la Costituzione nella parte in sui parla di giustizia? Be’, fatelo: vedrete coi vostri occhi che le proposte di riforma che questi signori hanno in mente sono del tutto in malafede.
     E poi riflettiamo su questo: che credibilità può mai avere uno che anela a riformare la giustizia proprio dopo essere stato condannato? È ridicolo. Grave è invece che Napolitano appoggi questa cosa: abbiamo un Capo dello Stato che non solo non si preoccupa di ammonire le forze politiche a non scrivere testi incostituzionali, ma che addirittura li incentiva a farlo, dimostrando di voler salvare il progetto di questo governo, argomento di cui abbiamo discusso nel precedente post.

Cosa accadrà?
     Nel suo annuncio Berlusconi dice di non arrendersi. Del resto non potrebbe: se si ferma, è morto! La rinascita di Forza Italia è, con uno slancio di fantasia invidiabile, la testimonianza più diretta della scarsa opinione che quest’uomo ha degli italiani: ripresentare Forza Italia è come dire “tanto ‘sti deficienti ci cascano sicuro: ci sono cascati per anni, basta cambiare nome!”. Si parla nel frattempo della sostituzione a capo del Pdl con Marina Berlusconi. Il che è perfettamente italiano come stile: abbiamo la nipote di Mussolini, perché non dovremmo avere la figlia di Berlusconi?



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